Giovedì 14 luglio all’area archeologica La Cuma di Monte Rinaldo e venerdì 15 luglio all’anfiteatro romano di Urbisaglia la scena del TAU Teatri Antichi Uniti è per Antigone, una lettura in concerto di e con Elena Bucci e Marco Sgrosso affiancati, alle tastiere, da Dimitri Sillato.
“Grande tragedia di contrasti – scrivono gli attori nelle note allo spettacolo - Antigone di Sofocle ci ha colpito soprattutto per la straordinaria nettezza nell’affrontare un tema mitico ma di sconcertante attualità, messa in risalto dalla semplicità poetica di una lingua apparentemente così lontana e tuttavia capace di attraversare i secoli, le mode, i mutamenti effimeri, senza nulla perdere dello splendore diretto della sua comunicatività. Entriamo nel mondo della tragedia greca guidati dalle suggestioni del mistero che la avvolge, dal fascino delle rovine, dalle domande intorno ad una complessità di linguaggi che per tutti era leggibile, creando una partitura per voce, azioni e suono, basata sul testo di Sofocle, ma con un’attenzione a più recenti riscritture della tragedia, da quella di Jean Anouilh a quella di Bertolt Brecht, che hanno arricchito l’argomento di prospettive poetiche e psicologiche oppure etico-politiche. Registrazioni, musica elettronica e suono ai sensori si miscelano alle parole e sorreggono, provocano, contrastano le azioni, aiutando il salto verso una commistione contemporanea dei diversi codici linguistici della musica, del teatro e della danza. La tessitura del suono avvolge e racconta, come se fossimo presenti ad una veglia per Antigone, alla veglia per il corpo di Polinice e di altri insepolti, alla veglia per una nostra antica identità quasi dimenticata. Ritroviamo in Antigone un pensiero caro e desueto: nessuno può togliere la libertà di rinunciare a tutto, anche alla vita, per difendere un credo, un'idea, un’utopia. In epoche tiepide e cariche di paura, ci appare salutare immedesimarci in un tema come questo, che altri - in altri tempi - hanno vissuto nella quotidianità. La nostra pratica teatrale - che si basa sulla ripetizione di un rito che non può prescindere da una dedizione fisica, spirituale e intellettuale di chi lo pratica ogni volta 'dal vivo' - ci insegna quanto sia fondamentale prendere atto della propria responsabilità e della propria capacità di modificare l'esistente. Il teatro rimane oggi uno dei pochi riti collettivi che si continuano a praticare e attraverso il quale una comunità si ritrova a sentire e a pensare insieme, attraverso sollecitazioni non soltanto intellettuali ma anche fisiche. Se la mente e la storia ci dicono che il dolore intesse la vita in ogni sua parte, il teatro e l'azione ci inducono a lottare perché esista una catarsi, che si raggiunge celebrando il rito e cambia forma e senso a seconda del pubblico, del tempo, del luogo.”
Teatro